Sisto I, in latino: Xystus (Roma, ... - 126/128 ca.), fu il 7° vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, che lo venera come santo. Fu papa orientativamente tra il 117/119 e il 126/128...
Era figlio di un certo Pastor, romano della regione di via Lata. Il suo nome, Xystus, probabilmente di origine greca, è stato in seguito erroneamente confuso con Sistus (che ne ha proseguito la numerazione) in riferimento al fatto che fu il sesto successore di Pietro.
Secondo il Catalogo Liberiano dei papi, svolse il suo pontificato sotto l'imperatore Adriano, «a consulatu Nigri et Aproniani usque Vero III et Ambibulo» («dal consolato di Nigro e Aproniano a quello di Vero III e Ambibulo»), ovvero dal 117 al 126.
Lo storico Eusebio di Cesarea invece, in due scritti diversi riporta due periodi diversi: nel Chronicon dice che fu papa dal 114 al 124, mentre nell'Historia ecclesiastica afferma che regnò dal 114 al 128. In ogni caso, tutti gli studiosi concordano sul fatto che regnò circa 10 anni.
Secondo il Liber Pontificalis, durante il suo pontificato emanò 3 disposizioni:
- nessuno, ad eccezione dei ministri del culto, durante la consacrazione può toccare il calice e la patena;
- i vescovi che si sono recati presso la Santa Sede, al loro ritorno nella diocesi devono presentarsi con una lettera apostolica che conferma la loro piena comunione con il successore di Pietro;
- dopo il Prefazio della messa il sacerdote deve recitare il Sanctus con l'assemblea.
Al periodo del suo papato forse, risalgono le prime divergenze tra la Chiesa di Roma e le chiese d'Oriente, in quanto mentre queste già celebravano la festa della Pasqua, tale festa non era ancora stata stabilita in occidente.
A lui furono attribuite due lettere, sulla dottrina della Trinità e sul primato del vescovo di Roma, che sono considerate apocrife.
Secondo una leggenda fu lui ad inviare il primo missionario per l'evangelizzazione della Gallia, il vescovo Pellegrino. Alla sua morte, il suo corpo fu inumato nella Necropoli vaticana.
Le Reliquie
Correva l’anno 1132, Rainolfo, conte di Alife, decise di inviare degli ambasciatori a Roma per ottenere dal Papa Anacleto II° le reliquie di qualche santo con lo scopo di liberare la propria città dalla pestilenza.
Anacleto concesse l’urna delle reliquie di S. Sisto agli alifani che la caricarono sul dorso di una mula per far ritorno fiduciosi ad Alife.
Giunti ad un trivio, probabilmente nei pressi di Fumone, la mula non volle più saperne di proseguire per Alife e si avviò per un sentiero che conduceva ad Alatri. Nessun tentativo riuscì a far cambiare strada alla mula che si fermò nei pressi della chiesa di S. Matteo in località detta il Colubro, dove fu accolta dal Vescovo, dal clero e dal popolo alatrino. La mula proseguì il suo cammino dirigendosi senza esitazione verso l’acropoli e davanti alla cattedrale si inginocchiò aspettando che il Vescovo Crescenzio la liberasse dal suo prezioso carico.
Da quel momento Alatri fu liberata dal contagio e i cittadini fecero dono agli alifani di un dito del Santo.
S.Sisto aveva scelto la sua dimora: era l’11 gennaio 1132.
Le reliquie di S.Sisto sono conservate nella Concattedrale di S.Paolo entro un’urna di piombo antichissima, sul cui coperchio vi è incisa la scritta: “HIC RECONDITUM EST CORPUS XYSTI PP. PRIMI ET MARTIRIS”